lunedì 16 maggio 2016

Il viaggio di una vita - Parte 1: La partenza per l'Australia e i primi mesi

Il viaggio di una vita - Parte 1: La partenza per l'Australia e i primi mesi


I pensieri di sempre tornano ciclicamente quando qualcosa non va come dovrebbe, accade a me come immagino in tutti voi che mi leggete, e questi pensieri credo varino da persona a persona... io quando sono in questo mood ho voglia di espatriare. Non mi sento un cervello in fuga perché di competenze non ne ho molte, quantomeno non da essere definito un cervello, al massimo "braccia rubate all'agricoltura in fuga", e, per quanto l'argomento sia stato discusso da chiunque, ho voglia di dire la mia, tanto per aggiungere una voce al coro.

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
Hide Park - Sydney
La voglia di andare all'estero, che sia per un'esperienza breve o per il tentativo di costruirsi una vita migliore, credo sia una delle cose più belle e interessanti una persona possa fare. Io nel mio piccolo ho iniziato a sentire questo bisogno nel lontano 2007, quando ancora le cose andavano abbastanza bene, ma nell'aria si cominciava a sentire qualcosa mancare. Carenza d'ossigeno, di spazio, di mentalità, di opportunità. Non saprei descrivere ora cosa fosse ma all'epoca avevo 23 anni e, insieme ad un gruppo di amici, iniziai a sognare mondi lontani dove scappare da quella realtà divenuta ormai stretta e banale. "Australia!", disse qualcuno, "più lontano di così non si può!". Insieme cominciammo a cercare informazioni per i documenti, per il lavoro, per il volo... e piano piano il gruppo si sfoltiva; c'era chi trovava lavoro, chi semplicemente abbandonava il folle progetto e chi non sapeva decidersi. Io intanto guardavo LOST in inglese con i sottotitoli, per ripassare lo scarsissimo inglese imparato alle superiori, e continuavo ad usare lo stesso Mac sul quale ora scrivo (cavoli, sono passati tanti anni mio fedele amico, ultimamente stai tirando le cuoia ma non ti abbandonerò!!) per cercare qualunque informazione possibile. Decisi che non avrei più aspettato, compilai il Working Holiday Visa elettronico, pagai, e il giorno dopo mi arrivò per e-mail il visto di vacanza lavoro di un anno! Si parte davvero. Da solo. E non sono mai stato così felice che abbiano abbandonato tutti l'idea di partire, viaggiare da solo è stata la più bella esperienza della mia vita (ma su questo magari ci torneremo in seguito). 

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
Vista dall'Harbour Bridge - Sydney
Nel giro di pochi mesi mi operai ad una ciste coccigea (babbabia che brutta roba... !), feci il biglietto aereo, mi licenziai dal mio posto di lavoro (indeterminato) e vendetti la macchina. Mi liberai di oggetti sparsi come una tastiera elettrica, la Wii e altri ammennicoli e iniziai a sentirmi diverso. L'eccitazione della partenza è qualcosa di indescrivibile, perché quando vai senza sapere quando torni un misto di incertezze, paure, voglia d'avventura e eccitazione ti pervade (anche se poi non è vero che non sapevo se sarei tornato, in quanto il biglietto del ritorno l'avevo anche se poi ne cancellai metà, ma l'idea era di partire e vedere cosa sarebbe successo, magari mi sarei fermato in Australia, chissà...).

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
In attesa del bus per Melbourne
Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Australia
Il traghetto da Melbourne a Devonport - Tasmania



Arrivò il giorno della partenza per l'Australia e tutto divenne reale. Avevo scritto anche un mezzo diario di questo mio viaggio ma chissà dov'è finito... magari un giorno lo ritroverò e, confrontando queste parole scritte a distanza di quasi dieci anni, mi renderò conto che i ricordi sono ben diversi dalla percezione scritta al momento... ma intanto questo voglio scrivere, i miei ricordi di viaggio, di ricerca, di voglia di espatriare verso un mondo nuovo. Alcune cose le ricordo come fossero appena successe, altre probabilmente le distorcerò un po', perché in fondo è un racconto più che un diario. Ciò che però posso consigliare a tutti è questo: cercate di non arrivare in un paese sconosciuto la sera tardi! Io non avevo mai viaggiato così, da solo con il mio zainone da 20kg, e non avevo idea di cosa mi sarebbe potuto succedere. Atterrai a Sydney che già era buio, ma ciò non fu un problema per raggiungere il centro città e, in seguito l'ostello che avevo prenotato per la mia prima notte. Trovai subito l'ostello, notando con piacere che la zona brulicava di locali notturni, pub, fast food e ogni possibile divertimento, ma una volta arrivato al cancello, anelando il mio lettino prenotato per farmi una bella dormita, mi resi conto che la porta era chiusa e non c'era campanello. In questi casi l'unica cosa che viene in mente è: "Oh cazzo, e mò?". Appoggio i 20kg di zaino a terra, mi siedo sulla gradinata dell'ingresso e mi accendo una sigaretta. La decisione dell'attesa zen fu azzeccata in quanto poco dopo sentii urla, e non urla qualsiasi, urla in italiano che sporconano come dei pazzi. Riesco in qualche modo ad entrare e, spiegando la situazione, capisco che la reception chiude presto e non riapre sino al mattino... mi infilo, insieme ad una decina di persone, in una stanza dove ha luogo un festino... mi offrono da bere, da fumare, da dormire. Un inizio delirante per un viaggio che doveva durare circa nove mesi (così com'era scritto sul biglietto aereo), non ero abituato a tale delirio e certamente non sapevo cosa aspettarmi da un pianeta così diverso... ma era diverso davvero? Avrei ritrovato i disagi dai quali sono scappato o scoperto che qualcosa poteva essere diverso? 

Carlo Capotorto di Bergamo in viaggio per il mondo - Tasmania, Australia
Il Tasman House
Restai in quell'ostello per circa due mesi, sistemando i documenti necessari (conto in banca, assicurazione, tax file number, ecc...), cazzeggiando alla grande, scoprendo la città con calma, in lungo e in largo. Il mio fisico da criceto mi fece ammalare poco dopo e passai un paio di settimane ammalato, dopo di ché non ricordo di essermi preso nulla di più serio che un lieve raffreddore. Scoprii le spiagge, i parchi, i locali e tutto ciò che Sydney poteva offrirmi mentre la pubblicità della Coca-Cola diventava il segno distinto dell'avvicinarsi a casa, così già mi sentivo a King's Cross. Lavoricchiai in nero molto sporadicamente finché un giorno mi spostai a Melbourne con il bus, in compagnia di un manipolo di pazzoidi italiani, e dopo una settimana presi una nave per la Tasmania. Camminando verso il favoloso e consigliatissimo Tasman House accadde un fatto ai confini della realtà per un ventitreenne come me: passeggiando per strada con lo zainone in spalla, in compagnia di altri viaggiatori, scorgiamo una macchina con a bordo due belle ragazze che, ovviamente, squadriamo e commentiamo; poco dopo passiamo davanti ad un benzinaio e le ragazze, guardandoci, ci salutano. Loro hanno salutato noi. In Italia ci avrebbero urlato un "Cazzo volete, la foto?", mentre qui ci salutano. La "Pussy island" (così è chiamata la Tasmania, data la sua particolare forma) ci ha davvero accolti a braccia aperte.

Sinora ho capito che l'inglese se non lo impari sul campo è un casino, con tutti i suoi dialetti e inflessioni diverse bisogna farsi l'orecchio. E gli australiani sono difficili da capire all'inizio. Non ho ancora lavorato seriamente, mi sento in esplorazione e ancora non so se riuscirò a fermarmi quì, a trovare una casa, a trovare il mio posto... come continuerà l'avventura? Continuate a seguire il blog e lo scoprirete! ;)

A prestissimo con la seconda parte del racconto di viaggio!

Carlo "Charlie" Capotorto

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