giovedì 15 ottobre 2015

Morte sulle mura - Un bergagiallo

Morte sulle mura - Un bergagiallo


Come al solito è tanto che non vi scrivo, sono impegnato... sempre impegnato in cose serie e poco serie, più inutili che utili, ma vedremo cosa il futuro ci riserverà. Nel frattempo ho rispolverato dagli archivi del mio stoicissimo MAC un raccontino giallo, scritto l'anno scorso, che provai ad inviare ad un concorso con risultati fallimentari e che da allora giace dimenticato. Quale occasione migliore di questo mio personalissimo blog per diffonderlo tra la mia piccola cerchia di lettori? Abbiate pietà di me in caso (alquanto sicuro... ) troviate errori ortografici o se volete segnalarmeli tramite commento sarò ben felice di correggere il racconto con le vostre segnalazioni. :) Eccolo qui dunque:


Morte sulle mura

di Carlo Capotorto

Morte sulle mura, racconto giallo di Carlo Capotorto ambientato a Bergamo, leggi gratis la storia di un omicidio
Morte sulle mura - Un bergagiallo
Ero appena rientrato nel mio appartamento dopo una notte insonne passata da un pub all'altro fino alle quattro del mattino. Poi chiudono tutti, fortuna che in via Quarenghi c'è sempre un posto dove comprare qualche alcolico. Seduto sulle panchine della Coin mi sono scolato l'ultima Poretti aspettando l'alba prima di rientrare a casa, riflettendo sulla mancanza di lavoro che ultimamente affligge me come tanti altri. E come succede spesso quando si pensa o si parla di qualcosa finisce per accadere. Suona il campanello. Una donna bionda si è presa la briga di salire al quarto piano e mostrarsi allo spioncino. Stropiccio gli occhi e apro la porta: -"Posso aiutarla?", dico trattenendo uno sbadiglio. Sento l'odore di birra uscirmi dalla bocca mentre parlo. Lo sentirà sicuramente anche lei. -"Prego, entri pure, stavo per preparare un caffè... perdoni il disordine ma... il cane... prego, si sieda pure". Do sempre la colpa a Jerry, solitamente funziona, un boxer di 35kg in un monolocale non è mai ben visto. Carico la moka e mentre prendo due tazze pulite dallo scaffale cerco di nascondere un po' di spazzatura lasciata in giro. -"Mi scusi ma non aspettavo ospiti... immagino sia qui per affidarmi un incarico...". La donna si mette a piangere. Odio quando succede. Sono quasi due anni che lavoro come investigatore privato e la maggior parte delle volte mi assumono per pedinare mogli o mariti infedeli... ma sento che non è questo il caso. Dopo un intero pacchetto di fazzoletti e una bella tazza di caffè nero bollente inizia a raccontarmi di suo figlio: -"Dicono che si è suicidato ma non posso crederci, era felice, aveva appena finito l'università e avrebbe iniziato uno stage a settembre. Dani era un ragazzo tranquillo, non si è suicidato, non è possibile". Ricomincia a piangere. -"Posso iniziare a controllare il rapporto della polizia e verificare se c'è qualche irregolarità e poi eventualmente ci risentiamo. Mi servono nome e cognome di suo figlio e qualsiasi altra informazione che secondo lei dovrei sapere. La mia tariffa è di 60 euro al giorno...". La donna mi porge delle fotocopie di documenti del figlio: carta d'identità, cronologia del conto bancario, l'elenco dei numeri telefonici presenti sul suo cellulare e una lista di amici e conoscenti. Questo mi facilita decisamente il lavoro. Fruga nella borsa e aprendo il portafoglio tira fuori trecento euro -"Questi dovrebbero bastare per i primi giorni, la prego mi faccia sapere qualcosa appena scopre cos'è successo a Daniele". 

Appena esce ricontrollo i soldi. Sono veri! Mi lancio sotto la doccia cercando di lavar via la sbronza e la stanchezza della notte ricapitolo le parole della donna. Questa volta ho tra le mani quello che sembra un caso vero e proprio, finalmente potrò testare le mie capacità investigative. Ho iniziato quasi per scherzo durante la crisi del 2011 rispondendo ad un annuncio sul giornale che ancora ricordo perfettamente: "AAA Cercansi giovani per attività investigativa, indispensabile spiccata attenzione per i dettagli". Ora a ripensarci mi vien da ridere, ho lavorato un anno per quell'agenzia prima di mettermi in proprio e guadagnare in una settimana quel che loro mi davano in due mesi. Ma intanto mi sono costruito una rete di contatti e, cosa ben più importante, una reputazione. Controllo su internet notizie riguardanti il suicidio, trovo ben più del necessario quando leggo l'articolo del "L'Eco": "Nella notte fra Mercoledì e Giovedì un giovane venticinquenne, D.M., si è tolto la vita lanciandosi dalle mura di Città Alta. Una testimone afferma di averlo visto fumare una sigaretta seduto sulle mura di cinta e, poco dopo, di aver sentito un urlo ma non aver visto nessuno nei paraggi. La stessa testimone ha chiamato la polizia locale che ha confermato l'accaduto. Si tratta di un tragico suicidio, apparentemente inspiegabile, di un ragazzo neolaureato alla facoltà di psicologia di Bergamo con 110, fidanzato e in attesa di iniziare il suo primo lavoro. La famiglia non ha voluto rilasciare dichiarazioni, ma gli amici lo ricordano come un giovane tranquillo e sempre con il sorriso sulle labbra. É proprio vero che spesso le apparenze ingannano.". Chiamo il mio contatto alla polizia sperando che possa darmi qualche informazione utile e la fortuna mi assiste ancora una volta quando scopro che proprio lui era di pattuglia quando hanno trovato il corpo di Daniele. Lo incontro poco dopo in un bar vicino casa. Claudio è un poliziotto anomalo, sembra tutto fuorché uno sbirro, ma spesso mi è d'aiuto quando mi servono rapporti o informazioni. Si avvicina al bancone e preme la sua pancia enorme sul bordo sporgendosi per controllare se ci sono ancora brioches nascoste. Lo fa tutte le volte, è odioso quanto prevedibile. Faccio scivolare il piattino con un croissant accanto al suo caffè e, mentre voracemente lo morsica facendo sbordare tutta la marmellata, gli spiego su cosa sto lavorando. É successo pochi giorni fa quindi la memoria dovrebbe essere ancora fresca. Mi spiega dove è successo e aggiunge una moltitudine di dettagli completamente inutili come il colore della maglietta o quanta luce faceva la sua nuova torcia in dotazione. 

Oggi c'è il sole, è un'ottima giornata per portare Jerry sulla scena di un suicidio ma prima mi conviene far due chiacchiere con la fidanzata del ragazzo.

Grazie ai documenti che mi ha dato la madre rintraccio velocemente Arianna. Una bella ragazza dai capelli mori che mi incontra fuori dall'università in città bassa. Mi si avvicina accompagnata da un paio di amici -"Ciao, tu devi essere Arianna... loro sono tuoi compagni di università?". Li guarda e sorride -"Si, sono io, loro hanno voluto venire con me, se uno strano tizio mi vuole incontrare per chiedermi di Daniele mi sembra naturale non presentarmi da sola... lui è Silvio e lui Christian.". La fame inizia a farsi sentire e loro sono ragazzi, mangiano sempre. Li convinco a prendersi un kebab e, sedendoci sui gradini del Piazzale degli Alpini, inizio un vero e proprio interrogatorio. Non mi è mai piaciuto fare troppe domande ma nella sua tristezza sembra che lei non abbia nessun problema a rispondere a qualunque cosa le chiedo, mentre i due ragazzi con la quale è venuta sembrano quasi imbarazzati nel sentirla parlare del rapporto che ha...che aveva con il morto. -"Era tutto perfetto insomma, avete festeggiato la laurea e passato un weekend al mare, Daniele aveva trovato uno stage e sembrava gli interessasse... perché si è buttato secondo te? Cos'è successo che non mi vuoi dire?". L'amico Silvio le porge un fazzoletto notando le lacrime che iniziano a sgorgare dagli occhi pieni di dolore. -"Niente, proprio niente" dice singhiozzando -"Andava tutto bene, eravamo felici e adesso... non lo so cos'è successo... non lo so...". Scoppia in un rumoroso pianto e non riesco più a tirarle fuori una parola. Silvio mi dice che anche nella squadra di calcetto andava d'accordo con tutti, mai un litigio né una discussione: -"Quando qualcosa non andava ci si beveva una birra tutti insieme e amici come prima". Un perfetto venticinquenne insomma. Non mi sono stati molto d'aiuto, ma piano piano inizio a mettere insieme i pezzi, spero di scoprire qualcosa di più vedendo il luogo del suicidio... o del delitto.

Dopo mezz'ora di cammino arrivo in Città Alta completamente sudato e con il cuore che vorrebbe esplodere da quanto pompa nel petto mentre Jerry è fresco come una rosa. Appena visto il parco ha iniziato a saltare come un pazzo finché non gli ho tolto il guinzaglio, ora corre avanti e indietro e intorno a quella roccia enorme. Non ho mai capito cosa fosse. Non credo che questo parco abbia un nome, è l'ultimo in cima a via della Fara, vicino a porta San Lorenzo, non ci viene molta gente qui di solito. Mi sporgo, tenendomi saldo con una mano al muretto, e vedo l'erba schiacciata dov'è caduto il corpo. Perlustro la zona ma non vi sono tracce di alcun genere, giusto qualche mozzicone di sigaretta e sporcizia varia, niente che sembra importante. Mentre decido di scendere per vedere meglio la zona noto Jerry annusare una pista... mi guarda e abbaia, vuole attraversare la strada. Lo raggiungo e appena messo il guinzaglio mi tira dall'altra parte e poco dopo imboccata una viuzza abbaia di fronte ad una vecchia porta verde socchiusa. Lo prendo come un invito ad entrare. Richiusa la porta alle mie spalle salgo dei gradini ricavati in modo abbastanza grezzo schiacciando la terra coperta con dei rami e mi ritrovo in un grande giardino selvaggio... seguo il piccolo sentiero che costeggia il muro fino ad arrivare ad uno spiazzo. Qui delle strane impronte attirano la mia attenzione: scarponi da uomo con accanto, a circa mezzo metro di distanza, tre piccoli buchi disposti a triangolo, quasi fosse il segno di un cavalletto fotografico... ma pare pesante per lasciare quei solchi profondi quasi un centimetro nella terra... e molto stretto per un cavalletto. Vicino alle impronte una lattina di birra da discount ancora piena ma parecchio ammaccata e con degli strani graffi sui lati. Fotografo tutto come abitudine, non vorrei mai che mi sfuggisse qualche dettaglio. Metto i piedi nel punto esatto delle impronte e noto una visione molto chiara di tutto il parco. Qualcosa non va.

Scendo sotto le mura percorrendo porta San Lorenzo e costeggio quella parete altissima fino ad arrivare al punto dove il ragazzo è caduto. Mi sposto indietro guardando le mura per cercare qualche segno ma non vedo nessuna macchia né di sangue né di altro, nessun dettaglio interessante. Piano piano allontanandomi entro in un vero e proprio bosco... non sono mai stato da queste parti. Jerry si comporta da cane correndo e annusando qualunque cosa ed io, tanto per cambiare, mi comporto da detective quando finalmente scopro qualcosa di strano sul tronco di un albero: tre piccoli fori, due abbastanza vicini tra loro mentre uno più spostato verso l'alto, fatti da qualcosa che ha trapassato la corteccia e si è fermata sul legno. Ho capito tutto. 

Dopo una breve ricerca sullo smartphone scopro che il mio sospettato vive da solo in una casa appena fuori città. Porto Jerry all'appartamento e gli verso un'abbondante dose di crocchette che inizia subito a divorare spargendole ovunque. Salto in sella alla mia fedele bicicletta e con qualche cigolio raggiungo l'indirizzo prima che arrivi sera, mi apposto nella speranza di confermare i miei sospetti ma lo vedo seduto sul divano, fisso davanti alla tv. Dopo poco meno di un'ora la mia impazienza ha il sopravvento e decido di suonare il campanello. Apre la porta senza nemmeno chiedere rispondere al citofono e me lo trovo davanti in ciabatte con un bicchiere di birra in mano. -"Buonasera, scusa se ti disturbo, ti ricordi di me? Ci siamo visti nel primo pomeriggio". Con un volto sorpreso annuisce e senza nemmeno chiedermi cosa voglio mi fa entrare. -"Si accomodi, prego, stavo guardando la partita... le posso offrire qualcosa? Una birra?" Mi siedo su una piccola poltrona nel salone mentre lo sento stappare una lattina e versarla, arriva porgendomi una piccola caraffa di birra chiara dopodichè torna in cucina a prendere altre due lattine e rientra in salotto lasciandosi inglobare dal divano sfondato. Beviamo un paio di sorsate quando un giocatore della sua squadra segna un rigore -"Non è male questa birra, dove la prendi?" chiedo. Mi guarda e prendendo una lattina in mano mi dice che costa poco -"É la birra dell' LD, ce n'è uno proprio qui dietro casa...". Ho già visto questa lattina proprio oggi pomeriggio, questo conferma la mia teoria e la fotografia sullo scaffale della libreria è il dettaglio che mi serviva per farlo confessare. Mi alzo in piedi e parto all'attacco prendendo la cornice in mano -"Vedo che tu e Arianna eravate intimi... ex fidanzati?". Fa un verso nasale e sorride, mi guarda alzando le sopracciglia e si riempie il bicchiere. -"Perché non arriva al dunque?" mi chiede con tono arrogante. Forse è ora di giocare tutte le mie carte. -"So che l'hai ammazzato tu ed ora ho anche il movente: gelosia. Niente di più banale che uccidere per una donna, sei un assassino banale, Silvio, astuto ma banale.". Mi fermo un attimo... voglio vedere se cede... "Questo pomeriggio quando hai dato i fazzoletti ad Arianna ho notato dei segni rossi tra le dita indice e medio della tua mano destra e un piccolo solco sulla tua guancia...non ci ho fatto troppo caso ma poi in Città Alta ho scoperto una posizione di appostamento con dei segni di cavalletto e poco dopo, a formare una linea retta tra l'appostamento e dove è caduto il corpo, dei buchi su un tronco. Da quanto tempo tiri con l'arco Silvio? Devono essere parecchi anni se dopo solo due prove ti sei sentito tanto sicuro... .". -"Dodici anni" risponde tranquillo. -"Vederti bere la stessa birra trovata accanto alle impronte è stata un ulteriore conferma. Hai rischiato però: non potevi sapere se Daniele sarebbe caduto semplicemente sfiorandolo con una freccia, poiché la lattina caduta durante le tue prove non era una garanzia.". Mi fissa scuotendo la testa -"Daniele aveva paura di tutto, si spaventava se vedeva un insetto o se sentiva qualcuno urlare... e quella sera la sua mancanza di coraggio l'ha fatto cadere. Stava fumando una sigaretta sulle mura, come faceva ogni Mercoledì dopo l'allenamento di calcetto, guardando il parco, dando le spalle al vuoto. Sapevo di questa sua abitudine e appena finito l'allenamento sono corso in quel giardino dove avevo appoggiato l'arco sul suo cavalletto. Aveva quasi finito di fumare quando finalmente è arrivata l'occasione che aspettavo: una ragazza che faceva jogging passò sul marciapiede accanto al parco e in quel momento ho scoccato. La freccia gli ha sfiorato la guancia e questo è bastato per spingerlo all'indietro e farlo cadere. Il suo urlo ha richiamato l'attenzione della ragazza che correva... con un testimone tutto sarebbe stato credibile. Quel bastardo mi ha rubato Arianna senza nemmeno prendersi il disturbo di nascondersi, li ho incrociati per strada mano nella mano e loro mi hanno guardato, senza dire nulla. Come se fosse normale. Dopo poco meno di un mese si sono fidanzati ufficialmente... le pare possibile?". Non potevo crederci, ha praticamente confessato tutto. Dovevo portarmi un registratore. -"Però signor investigatore ho paura che questa storia non la potrà raccontare a nessuno...non si sente un po' stanco?". Effettivamente la testa mi gira e mi sento debole, la vista mi si appanna... ma che... -"Il veleno che le ho sciolto nella birra ormai dovrebbe aver fatto effetto, si addormenti pure sulla poltrona, penserò io a tutto il resto..."

La signora Marini provò molte volte a contattare l'investigatore privato che aveva assunto per scoprire qualcosa sulla morte poco chiara del figlio ma non riuscì più ad avere notizie, bussando alla sua porta di casa l'unico rumore che si udiva era l'abbaiare del suo grosso cane. Preoccupata andò alla polizia per denunciare l'accaduto ma nessuno si prese davvero la briga di indagare sulla scomparsa di un investigatore alcolizzato. Fu così che si persero le tracce di Luciano Parilli e del suo promettente fiuto per intrighi ed inganni... credo questa non sia l'ultima volta che sentiremo il suo nome e probabilmente la prossima volta che un sospetto assassino ci offrirà una birra declineremo gentilmente o la stapperemo con le nostre mani.

FINE?

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